Chiesa di Santo Stefano

La chiesa arcipresbiteriale di Santo Stefano Protomartire è la chiesa madre di Castel Frentano

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Descrizione

La chiesa arcipresbiteriale di Santo Stefano Protomartire è la chiesa madre di Castel Frentano, in provincia di Chieti. Venne ricostruita nella seconda metà del 1700 su una chiesa edificata probabilmente tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo, divenuta troppo piccola per contenere per contenere il numeroso popolo ed ormai, malridotta. Fin dal XVI secolo, la chiesa è Arcipretura, di cui fu primo arciprete don Camillo Savino.  

Il Primo Luogo di Culto
La prima chiesa madre di Santo Stefano è di incerta origine, presumibilmente edificata tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo. Possedeva un quadretto della pace in bassorilievo d’argento, realizzato forse da Nicola da Guardiagrele (1385-1462 circa), che purtroppo oggi è scomparso, come si apprende dallo storico Anton Ludovico Antinori. Dopo essere stata governata per qualche secolo da un rettore, nel XVI secolo la chiesa fu elevata al rango di Arcipretura (probabilmente in concomitanza con la creazione della diocesi di Lanciano, nel 1515), privilegio concesso ad una parrocchia molto estesa ricca di popolo e di clero, dando così modo all’Università di Castel Nuovo (così infatti si chiamava allora Castel Frentano) di eleggere il suo arciprete.

Il primo arciprete di cui si conosce il nome è don Camillo Savino. Di questo periodo, si conserva un fonte battesimale ligneo del 1500 circa, restaurato negli anni Sessanta del XX secolo, l’unica opera della chiesa antica sopravvissuta fino ai giorni nostri. Nel 1616 la chiesa di Santo Stefano e le altre del paese furono luogo di visita da parte di Mons. Lorenzo Monzonís Galatina, arcivescovo della diocesi lancianese. Dalla quella visita pastorale di apprende che a quell’epoca la parrocchia era molto più ricca di opere artistiche rispetto all’attuale tempio. L’altare maggiore infatti era arricchito da un tabernacolo ligneo, da statue raffiguranti Santo Stefano e San Giovanni e vi si trovava un quadro dell’Annunciazione. Nella navata c’erano ben 11 altari laterali, mantenuti dalle famiglie benestanti dell’epoca; erano dedicati a San Salvatore, ai Santi Andrea, Elisabetta e Biagio, ai Santi Antonio Abate e Tommaso apostolo, a San Sebastiano, alla Natività di Maria, al Santissimo Rosario (quello dell’omonima Arciconfraternita del loco), ai Santissimi Angeli, a San Francesco, a Santa Caterina, a San Pantaleone e all’Annunciazione. Oggi, gli altari, le loro tele, statue e sacre suppellettili sono scomparsi.

A causa dell’incremento della popolazione, nel 1620, su proposta dell’allora arciprete don Giulio Di Scipio, la chiesa fu oggetto di notevoli lavori di ampliamento. Con il passare del tempo lo splendore della chiesa venne perso, a causa della crescita demografica e all’abbandono del tempio. Castel Nuovo infatti nel corso del 1700 conobbe un notevole benessere economico e demografico, grazie alla Signoria dei Caracciolo, mettendo la chiesa di Santo Stefano in condizione di non riuscire più a contenere il numeroso popolo; si rese quindi necessaria la costruzione di una nuova chiesa.

Il problema della vecchia chiesa trovò risposta nella risoluzione del Parlamento dell’Università, adottata il 16 novembre 1749:
Quando finalmente si trovarono i fondi, iniziarono i lavori per la costruzione della nuova casa di culto. Secondo la tradizione popolare, i cittadini, spinti dalla voglia di vedere realizzato un nuovo tempio, contribuirono formando una catena umana per trasportare mattoni dall’attuale contrada Crocetta (dove probabilmente allora vi era una fornace di mattoni) fino al paese. A riguardo gli storici sostengono che ci fu un celebre architetto, la tradizione sostiene essere il Vanvitelli. Si suppone invece che si tratti di Mario Gioffredo, allievo del Vanvitelli, in quegli anni stava costruendo la chiesa del Carmine a Vasto. La costruzione si protrasse per molti anni fino alla riconsacrazione da Mons. Domenico Gervasoni e all’apertura al culto nel 1780, come confermato dal portale. Tra il 1978 e il 1981 fu oggetto di interventi di restauro su commissione del parroco don Costantino Parente, in cui venne ricostruito il tetto, il pavimento e ritinteggiato l’edificio, nelle sembianze di come si presenta oggi.
Particolare della facciata neoclassicaLa chiesa presenta uno stile che precorre al classicismo. L’unico elemento barocco è rappresentato dal portale in pietra; si ipotizza quindi che possa essere stato riutilizzato dal vecchio edificio di culto. La cupola di cui è dotata la chiesa poggia su quattro arconi del transtetto. Questo posizionamento è ritenuto un tocco di maestosità.

L’Interno
Dato che l’edificazione della chiesa nuova fu molto dispendiosa, fu abbandonato il progetto di dotarla di pitture, a causa di una spesa di 300 ducati, ritenuta eccessiva. Venne invece decorata agli inizi dell’Ottocento con sobri stucchi, attribuiti al Ciampoli. L’interno, a navata unica, possiede sei altari laterali del periodo della ricostruzione, ornati da pale d’altare attribuite a Giuliano Crognale (1770-1862), pittore castellino. Queste ultime rappresentano rispettivamente la Madonna Immacolata, San Michele arcangelo, Sant’Anna che educa Maria, l’incredulità di San Tommaso apostolo, Maria Santissima del Rosario e Maria Santissima del Suffragio (non esposta a causa dello stato precario in cui vige la tela). Le ultime due sono posizionate nelle cappelle delle due confraternite. Nel XIX secolo l’arciprete Don Luigi Di Guglielmo della famiglia Silveri, fece aggiungere l’altare maggiore e la sua balaustra (1847), in contrasto però con la chiesa e con lo stupendo organo, opera di Quirico Gennari di Lanciano, tutt’ora conservato in cantoria anche se non funzionante. Sull’altare maggiore era posta una tela settecentesca raffigurante Santo Stefano, ora conservata solo in parte. Nel 1926 l’Arciprete Francesco Gaetani fece restaurare l’altare maggiore.I quattro evangelisti in pietra vennero aggiunti alla cupola negli anni Sessanta dall’arciprete don Francesco Memmo, che fece inoltre restaurare la settecentesca statua di San Rocco, l’ottocentesca statua di Sant’Antonio, tutt’ora poste alla venerazione. Altre statue che l’arciprete fece restaurare ma che poi non sono state utilizzate sono le tipiche statue vestite.

Il Culto di Santo Stefano
Santo Stefano in un’opera di GiottoLa chiesa è dedicata a Santo Stefano, il protomartire cristiano, ovvero il primo ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. La devozione del Santo è molto diffusa nella provincia teatina sin dall’antichità, tanto che l’antica Cattedrale di Lanciano (quella odierna è dedicata alla Madonna del Ponte) era dedicata proprio a lui, anche se oggi questa dedicazione è ricordata solamente da un altare laterale della basilica stessa che rappresenta il martirio del Santo Protomartire.

Modalità di accesso:

Aperto al pubblico

Indirizzo

Contatti

  • Telefono: 087255931
  • Email: infocomune@comunedicastelfrentano.it

Pagina aggiornata il 10/03/2024